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UNA NUOVA TEORIA SULL’ “EFFETTO SERRA”

Posted by curiositybox su 27 marzo 2008

C’è qualcosa di nuovo nel dibattito scientifico sui cambiamenti climatici ed in particolare sull'”effetto serra”.

Un  gas sino ad oggi poco considerato sarebbe il maggior responsabile dello stravolgimento del ciclo naturale delle  stagioni, degli eventi meteorologici estremi e dell’ “effetto serra”.

Il gas in questione é il vapore acqueo, prodotto da qualsiasi combustione , sia questa di petrolio, gas naturale, legno o di  altro combustibile che contenga anche in minima parte idrogeno.

Ciò avviene perchè la combustione altro non è che una reazione chimica con l’Ossigeno: dalla combinazione chimica tra Ossigeno e l’Idrogeno (contenuto ad es. nella benzina ed in ogni altro idrocarburo -composto cioè da Idrogeno e Carbonio-) otteniamo “acqua di sintesi”, o se si preferisce “acqua di smog”.

Ma, quanto vale l’azione esercitata dall’acqua di sintesi emessa sotto forma di vapore surriscaldato (e pertanto invisibile ad occhio nudo) nel contesto dell’effetto serra ?

Con una metafora presa in prestito dal mondo economico, se l’effetto serra fosse una Società per Azioni il vapore acqueo, rispetto a tutti gli altri gas ad effetto serra, rappresenterebbe l’azionista di maggioranza, nel senso che il suo valore è stimato nell’ordine del 70%.

Ricordiamo che i gas ad effetto serra presi in esame dalla Commissione Scientifica dell’ONU che studia i cambiamenti climatici sono solo quattro ed escludono, stranamente, proprio il vapore acqueo:  Anidride Carbonica (il cui ruolo vale appena il 15%),  metano, CFC e protossido di Azoto (la somma totale di questi ultimi gas vale un altro 15%).  

Curiosamente, anche se per ora non viene preso in considerazione, la conferma  che il vapore acqueo svolga un ruolo primario sull’effetto serra viene proprio dalla Commissione composta dai  2.000 scienziati riuniti sotto l’egida  dell’ONU nell’ I.P.C.C. (Intergovernmental Panel on Climate Change), ai quali e’ stato chiesto di verificare l’influenza delle attività umane sul clima del nostro pianeta.

Infatti, nel loro primo rapporto, presentato a Sundsvall nell’agosto del 1990, gli scienziati facenti parte dell’ I.P.C.C.  hanno affermato: “Siamo sicuri di quanto segue: ….le emissioni causate dall’attività dell’uomo aumentano sostanzialmente la concentrazione nell’atmosfera dei gas ad effetto serra, diossido di carbonio (CO2) metano (CH4), clorofluorocarburi (CFC) e protossido di Azoto (N2O). Questi aumenti intensificheranno l’effetto serra …. Il principale gas serra, il vapore acqueo, aumenterà in conseguenza del riscaldamento globale, aumentandolo a sua volta”.                     

Ma non basta.

Andre’ Hufty, professore ordinario al Dipartimento di Geografia dell’Università  di LAVAL, noto per i suoi studi sul clima, nel suo libro “La Climatologia” riporta un grafico che illustra la maggior valenza del vapore acqueo ai fini del bilancio termico della superficie terrestre.

Le misure riscontrate nel corso di varie ricerche e riportate nel grafico  imputano al vapore acqueo  un’azione di assorbimento forte nei confronti delle radiazioni infrarosse “medie” e “lontane” (si definiscono medie le radiazioni comprese fra i 3 e i 24 micro metri, lontane quelle superiori a 24 micro metri di lunghezza), in misura molto più marcata rispetto a quella svolta per esempio dall’anidride carbonica.

Anche nello spettro di radiazioni infrarosse “prossime” (da 0,7 a 3 micro metri) il vapore acqueo presenta un’azione di forte assorbimento in ben cinque bande, contro una sola che riguarda  l’anidride carbonica. Si può quindi ritenere che il vapore acqueo sia un gas serra molto più efficace  della CO2 (circa 10 volte di più)  ai fini dell’assorbimento di calore in atmosfera.                                                  

A supportare la tesi che il vapore acqueo sia l’attore principale nel ruolo di termoregolatore della Terra vi è anche il reportage raccolto da Curt Suplee, giornalista scientifico del “Washington Post”.

In un suo  articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista “National Geographic” nel mese di maggio 1998, a proposito dell’effetto serra ha scritto:  “Senza la nostra atmosfera la temperatura media globale sarebbe di circa – 18 °C, al posto degli attuali + 15 °C. La luce del Sole arriverebbe a colpire la superficie della Terra con un’ energia superiore a quella di tre lampadine da 100 Watt per metro quadrato, provocando al suolo l’emissione di raggi infrarossi, come se il pianeta fosse un gigantesco termosifone. Privo di ostacoli, tutto quel calore   tornerebbe a disperdersi nel vuoto cosmico. Grazie, invece, alla presenza dell’atmosfera solo parte di esso riesce a sfuggire nello spazio. Il resto rimane intrappolato negli strati d’aria più bassi, che contengono vari gas (VAPORE ACQUEO, CO2, metano ecc.) in grado di assorbire i raggi infrarossi in uscita.   …. L’intero processo si chiama “effetto serra” ed é dovuto per lo più al principale gas serra, il vapore acqueo”.

“Se la temperatura sale – continua Suplee – evaporano maggiori quantità di acqua e poichè un’atmosfera più calda può trattenere una misura maggiore di vapore acqueo si innesca un circolo vizioso: più l’aria si scalda più aumenta il suo contenuto di vapore acqueo…”.

Peccato, però, che Suplee poi concluda che le attività umane siano insignificanti ai fini del volume di acqua presente in atmosfera.

Tornando alla nostra premessa, vale a dire che il vapore acqueo abbia una certa influenza sul clima del nostro pianeta, quali sono le quantità immesse in atmosfera con le attività umane ?

Sebbene chi studia chimica sappia che dalla reazione dell’Ossigeno con un idrocarburo si generi, oltre ad energia termica, anidride  carbonica ed acqua, forse non tutti sanno che da 1 Kg di benzina o gasolio, una volta bruciati, si ottiene 1,4 Kg di acqua sotto forma di vapore surriscaldato e che da 1 Kg di gas metano si ricavano addirittura 2,2 Kg di acqua.

Se vogliamo esaminare il problema da un punto di vista più completo questi sono esattamente i prodotti della combustione:

da 1 Kg di benzina    si producono   1,4 Kg di acqua e 3,09 di CO2

da 1 Kg di gas metano ”          ”   2,2 Kg di acqua e 2,75 di CO2

quindi, dopo ogni combustione di idrocarburo il vapore  acqueo è presente, rispetto alla massa totale, con una percentuale che varia dal 30 al 45%.

Poiché allo stato attuale delle conoscenze si pone grande attenzione ai quantitativi di anidride carbonica rilasciata con  l’impiego di combustibili fossili, altrettanta attenzione si dovrebbe rivolgere al vapore acqueo “di sintesi”, che nei grandi numeri vale circa le stesse quantità attribuite all’anidride carbonica.

Con una particolarità: a parità di quantitativo emesso il vapore acqueo delle combustioni ha un assorbimento dei raggi infrarossi maggiore dell’anidride carbonica, tanto da essere il gas più importante tra quelli definiti “ad effetto serra”.

            Esempi di produzione dell’acqua di sintesi 

Per avere un riferimento concreto basti pensare che:

– un’automobile di media cilindrata che viaggi a 100 Km/h in un’ora immette in atmosfera 8 Kg di acqua, sotto forma di vapore surriscaldato, a circa 200 °C;

– una centrale termica di un grosso condominio o di una piccola industria (1.000.000 Kcal/h) in un’ora immette in atmosfera 130 Kg di acqua a temperature superiori ai 200 °C;

– una centrale termica di grandi dimensioni (10.000.000 Kcal/h) in un’ora immette in atmosfera 1.300 Kg di acqua a più di 200 °C;

– una nave mercantile di grossa stazza dopo un’ora di navigazione al massimo regime ha immesso in atmosfera da 10.000 a 15.000 Kg di  acqua ad oltre 200 °C;

– un jet tipo BOEING 747 per ogni ora di volo a pieno regime immette in atmosfera 18.000 Kg di acqua ad oltre 500 °C;

– una centrale termo-elettrica, alimentata ad olio combustibile, che eroghi 500 Mega Watt/h (non molto grande, peraltro), dopo un’ora di funzionamento a regime ha immesso in atmosfera circa 130.000 Kg di acqua ad oltre 400 °C:

dopo 24 ore di lavoro  ha prodotto così tanta acqua da riempire una piscina lunga 100 metri, larga 10 metri e profonda 3,12 metri per un totale di 3.120 tonnellate di acqua !

                 

         Impatto ambientale del vapore delle combustioni 

Oltre alle notevoli quantità immesse in atmosfera andrà da ora in avanti considerata anche la temperatura di vaporizzazione del vapore acqueo proveniente dalle combustioni.

Secondo il prof. Dino Dini, Direttore del Dipartimento di Energetica all’Università di Pisa, esperto di missilistica, che ha lavorato vari anni come ricercatore aerospaziale al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, le masse di vapore delle combustioni, seppur diffuse non in modo uniforme, creano uno squilibrio nella circolazione atmosferica generale. Il vapore delle combustioni infatti può ascendere, grazie alla turbolenza da esso stesso creata ed in virtù delle correnti ascensionali naturali che si generano con l’irraggiamento solare, a quote di 50 km ed oltre. Tramite le ricerche condotte durante i voli spaziali ed anche per mezzo di speciali aerei supersonici ad esempio sono state individuati ammassi di vapore anche ad 80 Km di altezza.                                             

Stando alle considerazioni del prof. Dini il fenomeno è stato fino ad oggi trascurato, poichè si è sempre pensato che il vapore acqueo liberato dalle combustioni si espanda e si ricondensi entro i primi 10 Km di quota e che perciò ricada ben presto al suolo. Ma una parte di questo troverebbe delle correnti ascensionali, come dei vicoli privilegiati, che gli consentirebbero di salire ancor di più: questo almeno dovrebbe accadere per il vapore acqueo prodotto dalle centrali termiche e da tutti i motori circolanti sulla superficie terrestre, mentre un discorso a parte merita il vapore acqueo immesso in atmosfera dagli aerei (che già viaggiano a quote comprese tra gli 8 ed i 10 km) e da tutti i voli spaziali.

Comunque, anche il vapore immesso a partire da quote basse può compiere molte migliaia di Km prima di ricadere al suolo.

Prova ne sono i granelli di sabbia trasportati dall’Africa sino alle latitudini europee, nonchè il ritrovamento nei ghiacci della Groenlandia dei metalli contenuti nelle marmitte catalitiche. Questi metalli, in particolare platino, palladio e rodio, sono indubbiamente stati “spediti” dai vari tubi di scappamento di veicoli catalizzati circolanti in USA e Canada: va sottolineato il fatto che la distanza in linea d’aria tra gli USA e la Groenlandia è superiore ai 3.000 Km.        

                                                                                                        

        

 

Peso molecolare ed “effetto mongolfiera”

Il fenomeno della ascesa in quota e della lunga circolazione di particelle anche pesanti, come granelli di polvere e metalli, avviene perché il vapore acqueo determina un “effetto mongolfiera”, in quanto il suo peso specifico é i 3/5 dell’aria secca e come tale può trascinare con sé anche sostanze ben più pesanti dell’aria.

Una spiegazione più dettagliata suggerisce che tutto avviene per la differenza di peso molecolare: quello del vapore acqueo è infatti 18, mentre l’aria secca ha un peso molecolare di quasi 29.

Quindi il vapore, in virtù del diverso peso molecolare (si potrebbe dire anche grazie alla minore densità del vapore rispetto agli altri gas atmosferici), agisce come una forza diretta verso l’alto.                                                                                                

           Acqua di sintesi per irrigare il deserto

Per completare il bilancio del vapore acqueo generato dalle combustioni, inoltre, dovremmo considerare quello derivante dalla combustione dei gas detonanti, che si riscontra nelle vicinanze di pozzi petroliferi e metaniferi, la cui quantità  ammonta a valori notevoli.

Basti dire che il ricercatore americano Ralph M. Rotty, dell’OAK RIDGE INSTITUTE FOR ENERGY ANALYSIS, stima che la quantità dei gas detonanti bruciati con grandi griglie che sprigionano lunghe fiammate valgono circa il 3% di tutti gli idrocarburi bruciati per usi antropici.                                                                                       

Per avere un’idea di cosa significa una combustione di gas detonanti basta visionare le fotografie notturne riprese nel corso del “Defense Meteorological Satellite Program” dell’US Air Force che mostra numerose sorgenti luminose che si espandono dai campi petroliferi di Algeria, della Libia e della Nigeria, sino alla  zona del Golfo Persico, segno tangibile delle fiammate coincidenti con le zone estrattive (vi sono riprese alcuni immagini, come quelle dei pozzi di estrazione di gas naturale, che mostrano una sommatoria di alcune fiamme, la cui grandezza è comparabile a circa ¼ (un quarto) dell’intera superficie della Sicilia!).                                                               

                                                                                                                           

Se potessimo intervenire sugli impianti che bruciano tali gas detonanti con un intervento tecnologico adeguato avremmo sicuramente, oltre ad un certo recupero energetico, tanta “acqua di sintesi” a disposizione in luoghi solitamente desertici.

Questo obiettivo sarebbe facilmente raggiungibile tramite una ventilazione forzata ricavata dall’energia termica oggi inutilmente sprecata con le fiamme libere e grazie alle basse temperature che si raggiungono nelle zone desertiche dal tramonto sino all’alba.

Considerato poi che l'”acqua di smog”, contenendo deboli percentuali di composti dell’Azoto, ha già confermato – nel corso di 10 anni di sperimentazione – di possedere proprietà fertilizzanti, si può immaginare quale utilità potrebbe avere, per esempio per irrigare ed alimentare nuove zone adibite ad oasi o per una utilizzazione agricola o floro-vivaistica anche a distanza, tramite il trasporto di detta acqua in apposite tubazioni.

          Altre fonti di vapore acqueo delle combustioni

Per concludere, altre fonti di vapore acqueo rilasciato a temperature molto alte (a volte superiori agli 800 °C) sono gli incendi di foreste (1 Kg di legno verde può produrre anche oltre 1 kg di acqua di sintesi, sia perchè la lignigna è composta da idrogeno, sia per l’umidità presente nel tronco) e le eruzioni vulcaniche: le prime sono forse attribuibili all’opera ancora una volta dell’uomo, le seconde all’opera della Natura.

Mentre le attività umane potrebbero essere gestite in modo da controllarne le conseguenze sull’ambiente, le eruzioni vulcaniche sono forze della natura incontrollabili.

L’importante però é non creare una sinergia tra le forze scatenate dalla natura con l’impatto ambientale dovuto alle attività umane.

       Le eruzioni vulcaniche e le “estati senza sole”

Che le eruzioni vulcaniche possano anche da sole influenzare l’andamento della circolazione atmosferica generale e cambiare il clima a livello planetario è ormai accertato: dopo le eruzioni del Tambora (1815) e del Krakatoa (1883) – in Indonesia – il clima della Terra subì forti ripercussioni. Gli anni successivi alla eruzione del Tambora furono particolarmente freddi, specie in Europa  e negli USA, tanto che gli annali agronomici americani definirono quel periodo come “gli anni senza estate”. La causa fu attribuita alla diffusione delle polveri in alta atmosfera, le quali hanno fatto da freno all’energia solare, al pari di un grande ombrello sospeso nella nostra atmosfera.

Tuttavia nessun fisico dell’atmosfera fino ad oggi ha evidenziato come la polvere vulcanica sia stata portata così in alto (70-80 Km) dalle correnti ascensionali generate dal vapore acqueo surriscaldato ad oltre 700 °C. Infatti, tutte le eruzioni vulcaniche hanno un contenuto di vapore acqueo che può arrivare anche all’80% rispetto alla massa totale dei fumi, vapore che abbiamo detto prima ha un peso specifico inferiore a quello dell’aria secca (esattamente i 3/5).

        Una nuova ipotesi sulla scomparsa dei dinosauri

Alla luce di queste considerazioni sul vapore delle combustioni ed estendendole ad altri periodi della storia del nostro pianeta potremmo anche ipotizzare perché sono scomparsi i dinosauri che molti milioni di anni fa popolavano la Terra. All’epoca dei dinosauri vi era una vegetazione rigogliosa, con foreste tropicali ed anche molti vulcani attivi. Sarebbero stati proprio i vulcani ad immettere nell’atmosfera enormi quantità di vapore acqueo surriscaldato (che ha creato forti correnti ascensionali), il quale ha trascinato con sé le polveri vulcaniche ed i composti dello Zolfo, diffondendoli nella zona definita mesosfera (a circa 70 Km di altezza), intorno a tutto il pianeta. Le polveri ed i composti dello Zolfo hanno poco a poco variato il meccanismo di ricezione dell’energia solare che giunge al suolo terrestre, producendo poi quei cambiamenti al clima che hanno determinato la scomparsa dei dinosauri.

Naturalmente, tutti gli effetti negativi descritti fin qui, ad iniziare dall’effetto serra per giungere alle conseguenze sugli esseri viventi causate dall’inquinamento atmosferico, potrebbero essere evitati se i gas di scarico di qualsiasi combustione fossero emessi a temperature prossime a quella ambiente e gestiti attraverso un processo tecnologico controllato.

Infatti, con una appropriata tecnologia che sfrutta anche il calore latente contenuto nei gas di scarico si potrebbe ottenere:

1) un risparmio energetico stimato dall’8 al 18%;

2) una gestione controllata delle emissioni e una drastica  riduzione dell’effetto serra;

  

3) un liquido ottenuto dalla condensa dei fumi denominato “acqua di sintesi”, utilmente  

    riciclabile per scopi agricoli o di chimica industriale.

                                    
Info: http://geocities.com/mangiasmog/solution_for_smog.html
              http://it.youtube.com   (search:  NO SMOG)

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NEW THEORY ON “GREENHOUSE EFFECT”

Posted by curiositybox su 27 marzo 2008

There is something new in the scientific debate on climate change and in particular on “greenhouse effect”.
A gas so far would be considered just as responsible for the manipulation of the natural cycle of the seasons, extreme weather events and “greenhouse effect”.
The gas issue is the water vapour produced by burning any, either oil, natural gas, wood or other fuel that contains even minimally hydrogen.
This is because the combustion is nothing more than a chemical reaction with oxygen from combining chemistry between Oxygen and Hydrogen (example content. In gasoline and other hydrocarbon-that is composed by Hydrogen and Carbon-) obtain “water Synthesis”, or if you prefer “water of smog. “

What true action is exerted by summary issued in the form of superheated steam (and therefore invisible to the naked eye) in the context of the greenhouse effect?
With a metaphor borrowed from the world economy, if the greenhouse effect was a joint-stock water vapour, compared to all other greenhouse gases, would be the majority shareholder in the sense that its value is estimated in ‘order of 70%.
Please note that the greenhouse gases taken into consideration by the Commission’s Scientific studying climate change are only four: Carbonic anhydride (whose role that is just 15%), methane, CFCs and Nitrogen protoxide (the sum total of recent gas worth another 15%).

Curiously, although for now is not taken into consideration, confirm that the water vapour plays a primary role on the greenhouse effect by the Commission is composed of 2,000 scientists gathered under UN supervision in I.P.C.C. (Intergovernmental Panel on Climate Change), and that were asked to check the influence of human activities on the climate of our planet.
Indeed, in their first report, presented in Sundsvall on August 1990, scientists working for the IPCC have said: “We are sure of: …. emissions caused by human substantially increase the concentration of greenhouse gases, carbon dioxide (CO2) methane (CH4), chlorofluorocarbons (CFCs ) and nitrogen protoxide (N2O). These increases will intensify the greenhouse effect …. The main greenhouse gas, water vapour, will increase as a result of global warming, in turn increasing. “

But not enough.
Andre Hufty, professor in the Department of Geography, LAVAL, known for his research on climate change, in his book “The Weather” shows a chart that illustrates the greater value of steam for the thermal balance of the Earth’s surface .
The measures found in the course of various researches and reported in the chart charge to water vapour absorption strong action against infrared radiation “medium” and “distant” (define medium radiation ranging from 3 and 24 micro meters, far those above 24 micro meters in length), far greater than for example by anhydride Carbonic.

Even in the spectrum of infrared radiation “forthcoming” (0.7 to 3 meters micro) steam presents a strong absorption bands in five against one covering carbon dioxide. One can therefore assume that the water vapour is a greenhouse gas far more effective CO2 (about 10 times as much) for the purpose of absorption of heat into the atmosphere.

To support the theory that water vapour is the main actor in the role of thermo regulator Earth there is also the reports collected by Curt Suplee, scientific journalist of the “Washington Post”.
An article, published in the prestigious magazine “National Geographic” in May 1998, about the greenhouse effect wrote: “Without our atmosphere the average global temperature would be around – 18 ° C, instead of the current + 15 ° C. The light of the Sun get to hit the surface of the earth with a ‘energy than three light bulbs from 100 watts per square metre, to the ground causing the emission of infrared rays, as if it were a giant planet heater. Without barriers, all that heat revert to scatter the cosmic void. Thanks, however, the presence of an only part of it can escape into space. rest remains trapped in the layers of air lower, which contain various gas (WATER VAPOR, CO2, methane etc..) can absorb infrared rays outgoing. …. The whole process is called “greenhouse effect” and is due for the most part the main greenhouse gas, water vapour ” .
“If the temperature rises – continues Suplee – evaporate larger quantities of water and as a warmer may retain
A greater measure of water vapour comes about a vicious circle: The more air warms more increases its content of water vapour …”.
It is a pity, however, that Suplee then concludes that human activities are insignificant for the volume of water present in the atmosphere.

Going back to our premise, namely that the steam has some influence on the climate of our planet, what are the amount released into the atmosphere by human activities?
Although students know that the chemical reaction of a hydrocarbon occur, as well as heat, carbon dioxide and water, perhaps not everyone knows that 1 kg of petrol or diesel, once burned, you get 1.4 kg water in the form of superheated steam and that 1 kg of methane gas is produced even 2.2 kg of water.
If we examine the issue from a more complete these are exactly the products of combustion:

From 1 kg of gasoline are produced 1.4 kg of water and 3.09 CO2

From 1 kg of methane gas “” 2.2 kg of water and 2.75 CO2

Then, after each combustion of hydrocarbon vapour water is present, compared to the total mass, with a percentage ranging from 30 to 45%.
Since the present state of knowledge is great attention to the quantities of carbon dioxide released with the use of fossil fuels, much attention should turn to steam “synthesis”, which applies in large numbers about the same amount allocated to carbon.
With a particularity: the same quantity delivered steam of combustion has an absorption of infrared rays increased carbon dioxide, the gas to be more important among those called “greenhouse effect”.

Sample production of water synthesis (water vapour combustion)

To have a concrete reference just think that:
— A car of 2000 c.c. capacity travelling at 100 km / h in an hour enters into the atmosphere 8 Kg of water in the form of superheated steam, at about 200 ° C;
— A thermal power plant of a large condominium or a small industry (1,000,000 Kcal / h) in an hour enters into the atmosphere 130 Kg of water at temperatures above 200 ° C;
— A boiler large (10,000,000 Kcal / h) in an hour enters into the atmosphere 1,300 Kg of water to over 200 ° C;
— A merchant ship large tonnage after an hour at most navigation system has entered into the atmosphere from 10,000 to 15,000 kg of water to over 200 ° C;
— A jet type BOEING 747 for every hour of flight fully enters into the atmosphere 18,000 kg of water to over 500 ° C;
— Central thermo-electric powered fuel oil, which delivers 500 Mega Watts / h (not very large, by the way), after an hour of operation regime has entered into the atmosphere around 130,000 Kg of water to over 400 ° C:
After 24 hours of work has produced so much water to fill a swimming pool 100 meters long, 10 meters wide and 3.12 meters deep for a total of 3,120 tons of water!

Environmental impact of the combustion steam
In addition to the considerable amount released into the atmosphere will be henceforth considered the vaporization temperature of the steam from combustion.
According to Dino Dini, Director of the Department of Energy at the University of Pisa, missile expert, who has worked several years as an aerospace researcher at the Jet Propulsion Laboratory in Pasadena, the masses of steam combustion, but not widespread uniformly create an imbalance in the general atmospheric circulation. The steam combustion of fact can ascend through turbulence created by itself and by virtue of natural ascending currents are generated by solar radiation, a quote of 50 km or more. Through research conducted during space flights and also through special supersonic aircraft for example have been identified clusters of steam even to 80 km in height.

According to Professor considerations. Dini the phenomenon has been neglected until now, as it was always thought that the water vapour released by the combustion will expand and condensing within the first 10 km in altitude and therefore falls to the ground soon. But a part of this find ascending currents, as privileged alleys, which make it possible to go up even more, at least this should happen to the water vapour produced by power plants and all engines circulating on the Earth’s surface, while a speech in Part deserves water vapour released into the atmosphere by air (which already travelling to the shares between 8 and 10 km) and all space flights.
However, the steam released from a low altitude can make many thousands of km before falling to the ground.
Proof of this are the grains of sand transported from Africa up to European latitudes, and the discovery of ice in Greenland metals contained in the catalytic converters. These metals, particularly platinum, palladium and rhodium, are undoubtedly been “sent” by the various exhaust pipes of vehicles catalysed circulating in the United States and Canada: it should be noted that the distance as the crow flies between the United States and Greenland is more than 3,000 km.

Molecular weight and “balloon effect”
The phenomenon of the rise in share and long movement of particles too heavy, as dust grains and metals, is because water vapour results in a “balloon effect”, as its specific gravity is the 3 / 5 of dry and as such can drag itself with substances also far heavier than air.
A more detailed explanation suggests that everything happens for the difference in molecular weight: that water vapour is 18, while the dry air has a molecular weight of almost 29.
Then steam, under different molecular weight (one might even say thanks to the lower density of steam compared to other atmospheric gases), acts as a force directed upwards.

Water summary to irrigate the desert
To complete the budget of steam generated from combustion also should consider that resulting from the combustion of detonating gas, which is found in the vicinity of oil wells and metan producing, whose quantity amounts to significant values.
Suffice it to say that the American researcher Ralph M. Rotty, OAK RIDGE INSTITUTE FOR ENERGY ANALYSIS, estimated that the amount of gas burned detonating with large grids that release long outbreaks are worth about 3% of all the oil burned for human use.
To get an idea of what it means a combustion gas detonating just see photographs night shooting in the course of “Defence Meteorological Satellite Program” that the U.S. Air Force shows many light sources that expand the oil fields of Algeria, Libya and Nigeria of up to the Persian Gulf area, tangible sign of outbreaks coincide with the mining areas (there are some pictures taken, such as wells extraction of natural gas, which showed a summation of some flames, whose size is comparable to about ¼ (one quarter) of the surface of Sicily).

If we could take action on these plants that burn gas detonating with a technological intervention would certainly appropriate, as well as some energy recovery, such “synthetic water” available in places usually desert.
This objective would be easily accessible through a forced ventilation obtained from energy needlessly wasted heat today with the flame and thanks to low temperatures can be reached in desert areas from dusk until dawn.
Given that the ‘water of smog, “containing compounds weak percentage Azoth, has already confirmed – in the course of 10 years of testing – to own property fertilizers, you can imagine what could have utility, for example to irrigate and Food used to new areas or oasis for agricultural use or nursery flora and even after, through the transport of that water in special pipes.

Other sources of water vapour combustion
Finally, other sources of water vapour released at very high temperatures (sometimes superior to 800 ° C) are the forest fires (1 Kg of green wood can also produce more than 1 kg of water summary is because it is composed lignin of hydrogen, both for moisture in the trunk) and volcanic eruptions: the first is perhaps attributable to once again, the second to Nature.
While human activities could be managed so as to monitor the environmental impact, volcanic eruptions are uncontrollable forces of nature.
The important thing, however, is not to create a synergy between the forces unleashed by nature with the environmental impact due to human activities.

Volcanic eruptions and the “summers without sun”
That the volcanic eruptions from the sun can also affect the evolution of atmospheric general circulation and climate change on the global level is now established after the eruption of Tambora (1815) and Krakatoa (1883) – in Indonesia – the climate of the Earth subdued strong repercussions. The years following the eruption of Tambora were cold, especially in Europe and the USA, such that the annals agronomic Americans called that period as “year without summer”. The cause was attributed to the spread of dust high into the atmosphere, which made brake by solar energy, like a big umbrella suspended in our atmosphere.
But no physical atmosphere to date has demonstrated that volcanic dust has been so high (70-80 km) from ascending currents generated by steam superheated to more than 700 ° C. In fact, all the volcanic eruptions have a content of water vapour can also get 80% compared to the total mass of smoke, steam we have said before has a specific gravity less than that of dry (exactly 3 / 5) .

A new hypothesis on the disappearance of dinosaurs
In the light of these considerations on the combustion and steam extending them to other periods in the history of our planet could even figure out why dinosaurs disappeared that many millions of years ago populated the Earth. At Dinosaur there was a lush vegetation, tropical forests and even many active volcanoes. Would have been precisely the volcanoes to enter into enormous quantities of superheated steam (which has created strong currents ascending), which has dragged along the volcanic dust and sulphur compounds, spreading them in the area defined mesosphere (about 70 Km tall), around the entire planet. The dust and sulphur compounds have gradually changed the mechanism of receipt of solar energy that reaches the Earth’s soil, producing then those changes to the climate which led to the disappearance of dinosaurs.

Of course, all the negative effects described here, starting from the greenhouse to come to impact on the living caused by atmospheric pollution could be avoided if the exhaust gases of combustion any were issued at temperatures close to the ambient and managed through a process controlled technology.
In fact, with an appropriate technology that exploits the latent heat contained in exhaust gas could be obtained:

1) estimated energy savings from 8 to 18%;

2) a management controlled release and a drastic reduction of the greenhouse effect;

3) a liquid obtained by condensation of smoke called “water summary” usefully
Recycled for agricultural or industrial chemical.

Info: http://geocities.com/mangiasmog/solution_for_smog.html

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“Energia pulita” – In un anno raddoppiato il numero dei Comuni

Posted by curiositybox su 27 marzo 2008

Legambiente ha presentato il rapporto «Comuni rinnovabili 2008». Ad aver investito su solare fotovoltaico e termico, eolico, geotermia, biomasse, piccoli impianti idroelettrici sono oggi 3190 municipi, 1928 in più rispetto al 2007, nel cui territorio è installato almeno un impianto. Boom del solare fotovoltaico per il quale sono stati installati oltre 90 MW di pannelli
ROMA – Raddoppiano in un anno i Comuni italiani che puntano sull’energia pulita. Ad aver investito su solare fotovoltaico e termico, eolico, geotermia, biomasse, piccoli impianti idroelettrici sono oggi 3190 municipi, 1928 in più rispetto al 2007, nel cui territorio è installato almeno un impianto. Questa crescita dal basso è fotografata dal rapporto «Comuni rinnovabili 2008» di Legambiente, presentato questa mattina a Roma, che evidenzia il ruolo da protagonista dei piccoli Comuni e segnala esperienze interessanti sia a nord che a sud. Sul totale dei Comuni rinnovabili, sono infatti 1664 quelli con meno di 5000 abitanti. Tanti gli impianti installati, di diversa taglia e fonte, con un autentico boom del solare fotovoltaico per il quale sono stati installati oltre 90 MW di pannelli. In testa ai Comuni 100% rinnovabili c’è Dobbiaco (Bolzano) con 3248 abitanti, l’unica amministrazione a soddisfare completamente con energie pulite tanto il suo fabbisogno termico quanto quello elettrico. Il primato per il solare termico va a Selva di Val Gardena (Bolzano). Prato allo Stelvio (Bolzano) è il Comune migliore per il solare fotovoltaico. Catania e Prato sono quelli che hanno installato rispettivamente più pannelli solari termici e fotovoltaici sugli edifici pubblici. A queste amministrazioni è stato assegnato oggi il premio «Maurizio Caranza», per la maggiore diffusione di fonti rinnovabili.
Gli investimenti si traducono in risultati concreti: risparmio energetico, tagli in bolletta, all’inquinamento dell’aria e una progressiva autonomia energetica dei Comuni interessati. «La scommessa di questi territori si sta rivelando vincente sotto tutti i punti di vista – commenta Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente -. Per rispondere al fabbisogno energetico, perchè già oggi sono centinaia i Comuni che producono più energia elettrica di quanta ne consumano. Ma anche per i cittadini, perchè coloro che hanno installato impianti solari termici e fotovoltaici, che sono collegati a reti di teleriscaldamento, pagano bollette meno salate e respirano un’aria più pulita. Grazie a questi impianti si sono creati nuovi posti di lavoro, attirati nuovi servizi e creato nuove prospettive di ricerca oltre a maggior benessere e qualità della vita».
Il dossier, giunto alla sua terza edizione e stilato grazie ad un questionario inviato agli oltre 8000 Comuni italiani, riporta i processi di sviluppo delle fonti energetiche pulite nel nostro Paese, la distribuzione e il tipo degli impianti e delle fonti. Dobbiaco vince la classifica dell’autosufficienza grazie al teleriscaldamento generato da un impianto a biomasse che riesce a coprire completamente il proprio fabbisogno termico e quello del Comune di San Candido, e con gli impianti fotovoltaici e miniidroelettrici che rispondono alla domanda d’elettricità.
Ma le rinnovabili sono già un’alternativa concreta al fabbisogno energetico in 188 Comuni, dove il riscaldamento, l’acqua calda per usi sanitari, l’elettricità vengono prodotti interamente da fonti pulite. Sono 172 quelli autosufficienti nella produzione di energia elettrica, grazie al solo contributo di eolico e mini idroelettrico; 16 quelli che riescono a soddisfare completamente il fabbisogno termico delle famiglie grazie al teleriscaldamento da rinnovabile. I Comuni del solare sono 3185, ben 2285 in più rispetto allo scorso anno, con una prevalenza di piccoli Comuni. Sono 25 le amministrazioni locali che hanno già raggiunto l’obbiettivo dell’Unione Europea di 264mq/1000 abitanti per il solare termico al 2010; il miglior risultato è di Selva di Val Gardena con 2400 mq di pannelli solari termici e una media di 955 mq di pannelli istallati ogni 1.000 abitanti, che supera di gran lunga il target Ue. Per il solare fotovoltaico il primato va a Prato allo Stelvio, che con oltre 1.111 kW installati riesce a soddisfare oltre il 76% del fabbisogno elettrico dei residenti. La maggior diffusione di pannelli solari nell’edilizia comunale è invece stata raggiunta da grandi Comuni. Catania è in testa per il solare termico installato sugli edifici pubblici, con oltre 1400 mq. Con 598 kW di pannelli fotovoltaici installati in 23 scuole, il Comune di Prato vince per il solare fotovoltaico sugli edifici comunali.
I Comuni dell’eolico sono 157. Tra questi, 128 producono più energia di quanta ne consumano e sono quindi già teoricamente autonomi. La potenza installata è di 2819 MW, con 644 MW in più rispetto al 2007. Riesce a soddisfare il fabbisogno elettrico di due milioni e 225 mila famiglie. In crescita anche i Comuni della biomassa, che sono 306 (233 in più rispetto al 2007), con una potenza totale installata di 770 MW. Grazie a questi impianti, secondo i dati del Gse (Gestore servizi elettrici) si sono prodotti 3.828 GWh nel 2006 pari al fabbisogno elettrico di 1 milione e 531mila famiglie.
Novità dell’edizione 2008 del rapporto Comuni rinnovabili un capitolo dedicato al teleriscaldamento, che per le biomasse rappresenta uno scenario in forte crescita. Sono 267 i Comuni in cui sono installati impianti da teleriscaldamento, tra questi 217 utilizzando biomasse vere e riescono a soddisfare larga parte del fabbisogno di riscaldamento e acqua calda sanitaria locali. I Comuni della geotermia sono 28 per una potenza installata pari a 792 MW, 10 Comuni e 30MW in più rispetto al rilevamento dello scorso anno. Secondo il Gse, grazie a questi impianti si sono prodotti 5.527 GWh nel 2006 pari al fabbisogno elettrico di 2 milioni e 210 mila famiglie. La produzione elettrica per gli impianti geotermici è storicamente localizzata principalmente tra le Province di Siena, Grosseto e Pisa. In forte diffusione sono gli impianti a bassa entalpia, ossia quelli che sfruttano lo scambio termico con il terreno e che vengono abbinati a tecnologie sempre più efficienti di riscaldamento e raffrescamento. I Comuni del mini idroelettrico (fino a 3 MW) sono 114. La potenza totale installata è di 72 MW, in grado di produrre circa 288 milioni di kWh/anno pari al fabbisogno di energia elettrica di 115.200 famiglie.

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DAI RESIDUI DEL CAFFE’ ARRIVANO ENERGIA PULITA ED ANTIOSSIDANTI

Posted by curiositybox su 27 marzo 2008

Un procedimento innovativo, sviluppato dal dipartimento di Ingegneria chimica della Sapienza, rende possibile la valorizzazione dei residui del caffè in chiave ecologica ed energetica.

Un procedimento innovativo, messo a punto da Roberto Lavecchia e Antonio Zuorro del Dipartimento di Ingegneria Chimica della Sapienza, apre nuove prospettive per lo sfruttamento in senso ecologico dei residui di caffè, un rifiuto organico ad alto impatto ambientale prodotto nelle case e dalle industrie. La valorizzazione di questi sottoprodotti ne potrebbe permettere un impiego favorevole all’ambiente ed economicamente vantaggioso.


L’uso attuale dei chicchi di caffè è finalizzato alla produzione della bevanda e genera ingenti quantitativi di materiali di scarto che vengono solitamente smaltiti in discarica, con le conseguenze ambientali ed economiche che tale smaltimento comporta. I ricercatori della Sapienza hanno ora individuato nuovi processi di trasformazione per sfruttare anche i rifiuti derivanti dal caffè – i fondi casalinghi e i residui della produzione industriale del caffè solubile – ricavandone una vera e propria miniera di sostanze utili. 
Impiegando un solvente formato da acqua ed etanolo (il comune alcol presente nei vini e nei distillati di uva) i due studiosi sono infatti riusciti a recuperare oltre il 95% dei polifenoli presenti nel caffè esausto. I polifenoli sono sostanze naturali con spiccate proprietà antiossidanti, usate nel settore cosmetico e dietetico-alimentare. I polifenoli estratti dal caffè hanno mostrato una capacità antiossidante superiore a quella di numerosi prodotti sintetici. Sia l’acqua che l’etanolo vengono integralmente recuperati al termine dell’estrazione e riutilizzati in ciclo chiuso, e in tal modo il processo non genera nessun tipo di rifiuto o di effluente da smaltire.


Il residuo solido che rimane dopo l’estrazione dei polifenoli si è rivelato poi un ottimo materiale per la rimozione dei metalli pesanti, utilizzabile per esempio per depurare acque contaminate da piombo, cadmio o da altre specie metalliche nocive. In alternativa, tenuto conto che il potere calorifico dei residui di estrazione del caffè è molto alto, addirittura superiore a quello del legno di migliore qualità, questo residuo potrebbe essere sfruttato sotto forma di pellets o bricchette per alimentare stufe, caldaie o caminetti.

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