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Archive for the ‘ambiente’ Category

ECOLOGIA INTEGRALE E SICUREZZA AMBIENTALE a cura dr. CIRO AMATO

Posted by curiositybox su 11 novembre 2019

SABATO 16 NOVEMBRE ORE 16,30

PRESSO IL CIRCOLO MCL DI CAFAGGIO PIAZZA MARINO OLMI 1 CAFAGGIO PRATO Tel 0574 541189

incontro su:

ECOLOGIA INTEGRALE E

SICUREZZA AMBIENTALE

relatore:

dr. CIRO AMATO

Ricercatore senior di Eurac Research Institute Bolzano-Roma
Studia temi dell
ecologia e dellambiente in una prospettiva integrale delluomo Responsabile ufficio diocesano (Arezzo-Cortona) per la pastorale sociale

AL TERMINE DELL’INCONTRO E’ POSSIBILE PROSEGUIRE CON UN MOMENTO CONVIVIALE NELLA PIZZERIA DEL CIRCOLO CHE CI PROPONE UN MENU’ FISSO A 15 EURO COMPRENDENTE ANTIPASTO RICCO, PIZZA, DOLCE E BEVUTA.

La prenotazione per chi intende rimanere a cena può essere fatta a margine dell’incontro. Tutti gli interessati al tema sono i benvenuti. Vi aspettiamo!!

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L’invenzione di un ventenne che consentirà agli Oceani di ripulirsi da soli partirà dal Giappone

Posted by curiositybox su 18 giugno 2015

L’idea di Boyan Slat, ragazzo olandese di 20 anni, è semplice: sbarazzarsi di milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che vagano con le correnti oceaniche. E a giudicare dal sostegno che ha ricevuto per la sua brillante iniziativa riguardo questo problema, ci sono buone probabilità che lui possa riuscire nell’impresa.

L’azione rotatoria delle correnti oceaniche rende difficoltosi il monitoraggio e la raccolta dei rifiuti, ma la Ocean Cleanup Foundation, fondata dallo stesso Slat, sta elaborando un piano per poter sfruttare le correnti a proprio vantaggio. L’idea di Slat consiste nel disporre lunghe linee di galleggianti che trattengono i rifiuti sulla superficie delle acque, permettendo alla fauna marina e alle correnti stesse di passarci sotto ed evitando così i carichi di immondizia.

La OCF stima che con un tratto di galleggiante lungo 100 km si potrà ridurre tutta la spazzatura del Pacifico del 42% nell’arco di 10 anni, per un totale di oltre 70 milioni di kg di plastica raccolta! Attualmente la fondazione sta sperimentando l’idea con un tratto di galleggiante di 2 km a partire dal Giappone, ed esso diverrà una delle strutture galleggianti più lunghe del mondo una volta completati i lavori.

Vi sono ancora alcuni problemi tecnici per quanto riguarda il progetto, riportati in un articolo su deepseanews.org. Tuttavia, ci auguriamo che l’iniziativa di Slat possa andare in porto!

Questa lunga linea galleggiante di 2km verrà ultimata nel 2016 e diventerà la struttura galleggiante più lunga del mondo.

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Essa costituisce la prima parte del progetto attuato dal ventenne Boyan Slat per eliminare i rifiuti di plastica presenti negli oceani.

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Il suo piano include lo sfruttamento delle correnti oceaniche per sì che i rifiuti si concentrino lungo il tratto galleggiante.

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L’obiettivo principale è quello di creare un sistema di galleggianti lungo 100 km per raccogliere un totale di oltre 70 milioni di kg di plastica in circa 10 anni.

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Slat ha dichiarato che il costo dell’iniziativa sarà di circa 4,53 euro per kg, che rappresenta di fatto solo il 3% del costo rispetto ad altri metodi di raccolta.

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Fonte

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Il clima può cambiare repentinamente? Cosa ci riserverà il 2015?

Posted by curiositybox su 4 gennaio 2015

Riproponiamo la notizia pubblicata da Meteo giornale il 29/11/2014 per sottolineare il fatto che le famose ‘supercelle’ atmosferiche, che alcuni di Voi avranno visto nel film ‘The day after tomorrow’, esistono veramente e sono in azione anche adesso sul nostro pianeta. Ne volete una prova? Un esempio ne è ciò che è accaduto alla nave oceanografica ‘Astrolabe’ a bordo della quale ci sono vari esperti di fisica e chimica: la nave è stata improvvisamente intrappolata dai ghiacci del mare antartico. A questo punto ci sorgono alcune domande. Ma è possibile che una nave che studia i ghiacci debba essere la vittima predestinata dell’oggetto del suo studio? Non avevano i ricercatori gli strumenti e le competenze per poter prevedere il ghiaccio? Oppure è successo un evento simile a quanto già accaduto nel Montana (USA) dove in poche ore il termometro è sceso di alcune decine di gradi?

Di seguito gli articoli:

Congelamento istantaneo nel Montana (USA). Crolla temperatura: -30°C in poche ore

Leggi anche: 40 gradi sotto zero in Canada. Tempeste di neve nell’Alberta e nel New Brunswick
Non ci sono aggettivi per segnalare quello che è avvenuto ieri in varie località del nord Montana, negli USA.
Un’irruzione d’aria fredda ha interrotto una fase di clima mite.
Ecco cosa è avvenuto nella stazione meteo di Great Falls, ubicata in un altopiano di circa 1000 metri.
Il giorno 28 novembre, alle ore 11:53, soffiava un forte vento di sud ovest, e la temperatura era di +12.2 °C. L’umidità del 60% non fa supporre che vi fossero condizioni termiche di venti di caduta, noti come foehn.
Alle 15:35 la temperatura misurava +11°C, ma alle 15:53 la temperatura istantanea era di -4°C, crollando in pochi minuti di ben 15°C.
La discesa termica è proseguita nelle ore successive, anche se meno rapida. Alle ore 16:53 si misuravano -10°C, ma quasi a mezzanotte c’erano -18,3°C.
In un pomeriggio la temperatura è crollata di 30°C, da +12°C a -18°C.
Durante la notte la temperatura ha poi raggiunto una minima di -21,1°C.

 

La nave bloccata tra i ghiacci dell’Antartide comincia a muoversi, ma si teme che cali il vento

Articolo pubblicato il: 03/01/2015

 

 

Inizia a "muoversi anche se lentamente" la nave ‘Astrolabe’, partita dall’Antartide il 26 dicembre e rimasta bloccata tra i ghiacci, in balia delle correnti marine, senza poter nemmeno tornare indietro. "Stanno proseguendo le manovre per liberare la nave dai ghiacci e portarla verso il mare aperto, a bordo iniziano a sentire il rollio che sta ad indicare che l’imbarcazione si sta lentamente muovendo" riferisce all’Adnkronos il portavoce del Cnr, Marco Ferrazzoli, in costante contatto con l’Astrolabe.

A bordo della nave si trovano anche cinque ricercatori italiani: Corrado Leone del Cnr, Lorenzo De Silvestri e Tommaso Nicosia dell’Enea, Francesco Pongetti dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), e il fisico Paride Legovini.

”Sulla nave ci sono tre meteorologi francesi che stanno monitorando il vento che, se continua a soffiare da Sud come sta accadendo ora, spinge la nave in mare aperto, liberandola dalla morsa dei ghiacci antartici" spiega Ferrazzoli. "La preoccupazione -aggiunge- è che il vento possa calare o addirittura soffiare contrario, spingendo l’Astrolabe contro i ghiacci". E se ciò dovesse accadere, continua Ferrazzoli, "verrebbero spenti i motori e la nave sarebbe trasportata dai ghiacci. Non ci sarebbe altro da fare".

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E’ la pioggia che và…. e poi viene il sereno

Posted by curiositybox su 25 settembre 2014

Diario 25/09/2014 rif. La macchina di Diego

Ieri doveva piovere dalla Liguria fino all’alto Lazio: e invece niente. Al “TG7” si sono meravigliati perchè per ieri mattina (dalle 11,00 alle 13,00) erano attese le piogge. Stamani il fronte della perturbazione era concentrato sulla Calabria. Da oggi iniziano le prove per far tornare il caldo.  

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Inseminazione delle nuvole: sapete cosa è, e chi la mette in atto?

Posted by curiositybox su 24 settembre 2014

 

20 settembre 2014

inseminazione

E’ incredibile che avvenga qualcosa del genere senza il consenso dei cittadini. Con inseminazione delle nuvole (cloud seeding) s’intende una tecnica che mira a cambiare la quantità ed il tipo di precipitazione attraverso la dispersione nelle nubi di sostanze chimiche che fungano da nuclei di condensazione per favorire le precipitazioni.  Pensate che Israele da più di 50 anni usa questa tecnica, quindi non è qualcosa scoperto da poco. Di questa particolare tecnica si servono, ad oggi anche la Cina, gli Usa, la Russia e molti altri paesi (la foto mostra un aereo malese mentre insemina le nuvole ). I motivi di impiego sono diversi: dall’incremento delle precipitazioni in zone aride alla diminuzione dei rischi di grandinate, dalla riduzione degli agenti inquinanti e delle nebbie alle nevicate artificiali. La Cina, infatti, ha investito l’equivalente di 130 milioni di euro in un programma che mira a modificare, a livello locale, i fenomeni atmosferici.

In Italia si trova riferimento a questa pratica già nel lontano 2005 in Puglia per aumentare le precipitazioni sulle proprie terre aride e senza riserve idriche naturali stanziando 3 milioni di euro al progetto Pioggia e permettendo di farsi contaminare dal cielo.  Guarda caso proprio la Puglia che ora si sta lamentando del dissesto causato dalle enormi piogge (è caduta in 6 giorni la quantità d’acqua che cade in 1 anno).  Le sostanze maggiormente usate sono lo ioduro d’argento e il ghiaccio secco (o biossido di carbonio congelato). Per produrre ghiaccio a temperature superiori sono usate anche espansioni di propano liquido per produrre cristalli.

Purtroppo lo ioduro d’argento, solido pulverulento di colore giallo chiaro ed inodore, è tossico: causa irritazione per contatto con gli occhi e con la pelle. Se inalato, provoca irritazione del tratto respiratorio. Immesso nell’ambiente, può decomporsi e liberare acido iodidrico che è tossico. Se invece si vogliono inibire le piogge in certe aree o perlomeno ridurne la portata si usa il carbonato di calcio. Unico, piccolo inconveniente le “bombe d’acqua”che accadono perché le gocce di pioggia si ingrossano in modo abnorme, precipitando in una gragnuola fitta e ponderosa. Il fenomeno piovoso dunque sarà breve, ma violento, il classico nubifragio. La diffusione del carbonato di calcio è dannosa per l’agricoltura. I suoli calcarei, infatti, sono inadatti alle colture: il principale difetto dei terreni calcarei consiste nella ridotta fertilità a causa dell’immobilizzazione di alcuni elementi nutritivi.

Tuttavia, dati alla mano, i nostri terreni e l’acqua piovana risultano contaminati da metalli come alluminio e bario e da elementi come il quarzo che non sono menzionati sopra.  Tutti elementi dannosi per la terra e per l’uomo  e che non vengono dichiarati. Sono in arrivo su Dionidream ulteriori analisi di laboratorio su campioni di acqua piovana della provincia di Firenze.  Si sta cercando di controllare e manipolare qualunque cosa ma non sembra che sia qualcosa di positivo per il nostro pianeta Terra, anzi sembra che più i nostri intenti (a parole) sono elevati più gli effetti sono disastrosi sull’umanità.

fonte web 

Carbonato di calcio

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Stiamo seguendo alcuni test con “La macchina di Diego”

Posted by curiositybox su 23 settembre 2014

Molti blogger hanno parlato di un inverno freddo con neve addirittura in arrivo a Novembre. Intanto, dopo la grandinata eccezionale che ha colpito il capoluogo toscano con un evento – una estesa grandinata – che a memoria d’uomo nessuno ricordava, oggi abbiamo assistito ad un evento meteo molto simile che ha imbiancato Venezia. Certo sono fenomeni abbastanza inusuali e violenti che preannunciano un autunno “diverso”, all’insegna del tema sul Climate Summit nel Palazzo di vetro dell’Onu a New York. A ciò si aggiunge il fatto che quasi tutti i siti meteo concordano sul fatto che per la tarda mattinata di domani l’italia centrale sarà interessata da piogge, che potrebbero localmente assumere un carattere di forte intensità. Cosa c’entra la macchina di Diego con tutto questo? Stasera seguiremo un esperimento teso a indebolire l’ondata di maltempo, riducendo le perturbazioni a deboli piogge, se non addirittura assenti. Come sarà possibile prevedere questa condizione più positiva del meteo? Ma grazie al monopolo magnetico positivo.. Ighina docet.

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La Macchina di Diego

Posted by curiositybox su 21 settembre 2014

Prima il cielo era tutto coperto. Non è un caso assistere all’apertura del cielo, questo, ogni volta che mettiamo in movimento l’apparecchio, in questo caso per allontanare le nuvole. Stiamo seguendo alcune prove per contrastare l’ondata di gran freddo che verrà nell’inverno 2015

 

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Incredibile! acqua dall’aria, risolto il problema dell’acqua

Posted by curiositybox su 21 settembre 2014

WarkaWater. La torre che produce acqua dall’aria

Pensata per le aree dove non c’è accesso all’acqua potabile, questa struttura in materiali naturali è in grado di produrre 90 litri di acqua al giorno.

di Rudi Bressa

Il nome si ispira ai giganteschi alberi etiopi, i Warka appunto, le cui fronde accolgono il villaggio durante riunioni, feste, discussioni. Nello specifico si tratta di una struttura reticolare in bambù realizzata a mano, in grado di raccogliere acqua potabile dall’aria, tramite condensazione.

L’idea viene da due architetti, Arturo Vittori e Andreas Vogler, entrambi collaboratori dello studio Architecture and Vision, che hanno presentato il progetto alla Biennale di Venezia 2012. Progetto che ha riscosso molto successo, tanto che potrebbe entrare in produzione dal prossimo anno. La WarkaWater, come spiegano gli stessi architetti: “è pensata per le regioni montuose in Etiopia dove donne e bambini devono camminare per ore, ogni giorno, per raccogliere dell’acqua non sicura”.

La torre, alta 9 metri e che pesa appena 60 chilogrammi, è realizzata da 5 moduli che possono essere installati manualmente ed è in grado di raccogliere la preziosa risorsa grazie ad un speciale tessuto in polietilene. Secondo quando riferiscono gli stessi progettisti, la struttura è in grado di produrre più di 90 litri al giorno di acqua potabile.

“Non sono solo le malattie che stiamo cercando di affrontare. Molti bambini etiopi dei vilaggi rurali occupano gran parte della giornata diverse per procurarsi l’acqua, tempo che dovrebbero invece investire per attività più produttive ed educative”, ha dichiarato allo Smithsonian l’architetto Vittori. “Se siamo in grado di dare alla gente qualcosa che permetta loro di essere più indipendenti, potrebbero liberarsi da questo circolo”.

I costi di produzione, come riportato da Smithsonian.com, per ora si aggirano intorno ai 500 dollari (circa 380 euro), ma potrebbero scendere significativamente, se ci fosse una produzione su vasta scala.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

fonte: http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/warkawater-la-torre-che-produce-acqua-dallaria

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LA MACCHINA DELLA PIOGGIA (o del Sole)

Posted by curiositybox su 19 settembre 2014

18 Settembre 2014

LA MACCHINA DELLA PIOGGIA (o del Sole)

Lo scienziato presentò anche il suo "Centro internazionale di studi magnetici", fondato a Imola nel 1937 (anno di morte di Guglielmo Marconi, con cui il ricercatore ha lavorato). E proprio in Romagna, nel suo laboratorio-casa situato vicinissimo all’autodromo, Ighina continuò a lavorare e sviluppare i suoi strumenti e le sue teorie, secondo le quali, grazie al potere di rigenerare cellule morte, sarebbe stato in grado di allontanare terremoti e comandare le nuvole. Questo con l’ausilio delle sua invenzioni più famosa: la valvola dei terremoti e lo "stroboscopio ritmico magnetico solare", meglio noto come la "macchina della pioggia". Quest’ultima è composta da una grossa elica rivolta verso l’alto, e due gruppi di tubi, uno in superficie e uno sottoterra, carichi di polvere di alluminio. I tubi si caricano di energia solare (sprigionata dall’elica): se quella emessa è energia positiva, le nuvole si allontanano, se viceversa l’energia è negativa, le nuvole vengono attirate fino allo scatenarsi della pioggia. http://www.romagnanoi.it/news/Prima-Pagina/725002/Ighina-e-l-elica-che-comanda-le-nuvole.html

fonte: http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/2013/02/la-macchina-che-fa-piovere-professore-ighina.html

 

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Oggi a Firenze molti cittadini del capoluogo toscano insieme a tanti turisti hanno assistito ad un evento molto insolito per il mese di Settembre, insolito almeno per la nostra latitudine geografica. Certo che di trombe d’aria i turisti di Viareggio e Forte dei Marmi ne hanno viste, ma mai sinora si era visto nella città gigliata scatenarsi in pieno giorno un tornado a cui a fatto seguito una grandinata così intensa, simile ad una nevicata, tanto da far pensare di essere sulle Dolomiti.

Sarà il frutto dei cambiamenti climatici, che ormai tutti i climatologi stanno riconoscendo, oppure sarà l’effetto di un esperimento scientifico molto particolare? Vi ricorderete senz’altro dello stroboscopio magnetico realizzato dal ricercatore Imolese Pierluigi Ighina, che, come mostrato su RAI3 “Report”, RAI2 “Voyager” e MEDIASET Canale 5, era in grado di allontanare o attirare le nuvole sull’autodromo di Imola, ma non solo.

Noi ci ricordiamo che nel Dicembre del 1984, esattamente dopo le festività di Natale, siamo andati a Imola ad incontrare Pierluigi Ighina. Il tempo non era tale da far pensare che da lì a 10 giorni si sarebbe scatenata una violenta ondata di freddo accompagnata da abbondanti nevicate. Che ci crediate o no, prima di congedarsi da questa singolare figura di ricercatore Italiano, abbiamo fatto una scommessa: che da lì a 10 giorni si sarebbe abbattuta sull’Italia una forte perturbazione nevosa, provocata dallo stroboscopio.

Davanti ai nostri occhi scorre sempre l’immagine di quel 6 Gennaio 1985 quando iniziò l’ondata di freddo e neve. Sempre ammesso che ci concediate la Vostra fiducia vi sveliamo il fatto che esattamente a fine Gennaio (prima no perchè le strade erano bloccate dalla neve e il traffico era paralizzato) siamo tornati ad Imola per salutare Ighina e riconoscere che quanto aveva detto si era avverato. Ma non finisce qui.

Di questo esperimento avevamo avvisato dei nostri amici, i quali si sono mostrati scettici riguardo la versione dei fatti da noi raccontata. E così a fine Gennaio 1985 abbiamo chiesto al ricercatore Imolese di effettuare una nuova prova con lo stroboscopio magnetico, in grado di riportare sull’Italia un’ondata di freddo e neve, allo scopo di convincere i nostri amici scettici che l’esperimento era perfettamente ripetibile, come diceva Galileo a proposito degli esperimenti scientifici. Se non lo ricordate ve lo ricordiamo noi che quel febbraio del 1985 fu un mese particolarmente freddo e nevoso che bloccò le strade cittadine, ghiacciò i tubi della distribuzione dell’acqua e rovinò molti radiatori delle automobili: in due parole un anno memorabile.

E non solo per il freddo, ma per il fatto di aver dimostrato le capacità dello stroboscopio magnetico, uno strumento che può allontanare le nuvole e far venire il sole, oppure far piovere, o addirittura richiamare neve e vento forte.

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Arriva il polietilene ‘pulito’ senza solventi o catalizzatori

Posted by curiositybox su 18 settembre 2014

Lo studio di un team delll’Iccom-Cnr, che ha sintetizzato grandi volumi del polimero tramite un processo piu’ ‘rispettoso dell’ambiente’

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Il polietilene ottenuto tramite una sintesi ‘rispettosa dell’ambiente’ è made in Italy: nei giorni scorsi infatti uno studio condotto dall’Istituto di chimica dei composti organo-metallici del Consiglio nazionale delle ricerche (Iccom-Cnr), è riuscito a mettere a punto un metodo per sintetizzare grandi volumi di polietilene (Pe) altamente cristallino ad elevata densità a temperatura ambiente. La novità è che questo metodo prevede il solo utilizzo di pressione e fotoattivazione, senza bisogno di ricorrere all’utilizzo di altri agenti chimici, come solventi, catalizzatori e iniziatori radicalici.

Questa tecnica offre vantaggi sia in termini economici (eliminazione dei costi di smaltimento, sviluppo, sintesi e rigenerazione di catalizzatori e solventi) sia in termini di riduzione dell’impatto ambientale.

Descritto in un articolo pubblicato su ‘Macromolecular Rapid Communications’, lo studio è condotto prevalentemente presso il Lens (European Laboratory for Non-Linear Spectroscopy) in collaborazione con l’Università degli studi di Firenze e con il contributo di Stryker Orthopaedics, Laserlab-Europe (Eu-Fp7 284464) e ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca.

Tra i polimeri più prodotti nel mondo per la sua grande varietà di applicazione, il polietilene è costituito da lunghe catene di atomi di carbonio legati tra loro, a ciascuno dei quali sono legati due atomi di idrogeno. “Nonostante la semplice composizione chimica elementare esistono numerose varietà di Pe, le cui proprietà cambiano a seconda della struttura molecolare delle catene che lo compongono e ne determinano il tipo di impiego”, spiega Matteo Ceppatelli, ricercatore dell’Iccom-Cnr.

“Catene lineari e non ramificate, come quelle che si ottengono con il metodo di sintesi proposto in questo studio, danno luogo a un impacchettamento compatto con formazione di una struttura cristallina ordinata ad elevata densità. In termini di proprietà meccaniche, la lunghezza delle catene e la cristallinità del campione determinano la sua resistenza strutturale. Per questo motivo il Polietilene ad alta densità (Hdpe, High Density Poly-Ethylene) risulta uno dei polimeri di elezione per la realizzazione di materiali soggetti ad usura, che richiedono lunga durata, come le protesi mediche”.

Il team di ricerca aveva già ottenuto risultati simili ma su campioni molto più piccoli rispetto agli attuali: “Il risultato più importante di questo lavoro è essere riusciti a sintetizzare grandi volumi di materiale per polimerizzazione dell’etilene a temperatura ambiente, utilizzando solamente pressione e fotoattivazione, in totale assenza di altri agenti chimici”, conclude Ceppatelli. “Abbiamo realizzato un reattore pilota su scala di laboratorio, basato su un principio di funzionamento che consente di realizzare quantità di campione macroscopiche, completamente diverso da quello delle precedenti celle ad incudine di diamante. Il reattore è disegnato in modo da poter essere riprodotto su dimensioni molto maggiori per applicazioni tecnologiche”.

Pubblicato sul Canale chimica il 18 settembre 2014

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